il Museo
Classis Ravenna
Classis Ravenna, il nuovo Museo di Classe è il Museo della città di Ravenna e del suo territorio. Classe è all’origine dell’importanza storica di Ravenna.
Il museo intende raccontare attraverso alcuni snodi storici particolarmente significativi le vicende che caratterizzano la storia di Ravenna e del suo territorio.
Si tratta di una storia avvincente che vede protagonista una delle più importanti città del Mediterraneo.
Lungo la Linea del tempo, che caratterizza tutto l’allestimento, vengono scandite le diverse epoche che interessarono la città e il suo territorio: le origini etrusco-umbre, l’antichità romana, la fase gota, l’età bizantina, l’alto Medioevo.
Accanto a questa si sviluppano alcuni approfondimenti che riguardano la crescita e lo sviluppo della città, la sua stratificazione, la flotta e la navigazione, la sua variegata etnicità, la produzione artistica, le consuetudini funerarie e le modalità della preghiera.
Ravenna e il mare
Il rapporto della città con il mare è un tratto essenziale della sua storia.
Crocevia di commerci fin dalle sue origini Ravenna è un importante snodo di traffici e di relazioni che si consolidano in epoca antica con tutta l’area del mediterraneo.
In età tardo antica diviene uno dei maggiori porti commerciali del Mediterraneo.
San Severo: dalla villa al monastero
Attraverso immagini, planimetrie e elaborazioni grafiche, viene illustrata l’intera e articolata evoluzione nel tempo dalle fasi insediative del sito archeologico, dalla villa romana fino al complesso monastico di san Severo, importantissimo presidio monastico fino all’epoca degli Ottoni e oltre.
La Fabbrica
Una piccola sezione dell’esposizione è dedicata all’edificio del Museo.
Qui, nei primi decenni del secolo scorso, 600 operai trasformavano tonnellate di barbabietole in montagne di zucchero che, per nave e ferrovia, raggiungevano l’Italia e l’Europa. Poi il declino, e nel 1982 la chiusura.
Le foto storiche mostrano come si presentava in origine l’ex zuccherificio e le testimonianze di chi vi ha lavorato, raccontate tramite video, lo caratterizzano a livello nazionale come il più importante intervento di recupero di archeologia industriale volto alla realizzazione di un contenitore culturale.
Questo racconto si basa sulla documentazione archeologica con un uso mirato dei reperti intesi come perno della narrazione: alcune volte saranno elementi singoli di particolare valore ed importanza ad avere il ruolo di protagonisti; altre volte saranno gruppi ampi di oggetti, come nel caso del porto di Classe, che potrà essere illustrato ampiamente grazie alle centinaia di reperti rinvenuti negli ultimi scavi.
Gli oggetti della vita quotidiana (anfore, ceramiche, monete) trovano uno spazio adeguato accanto ai materiali più significativi e validi dal punto di vista artistico (statue, mosaici ed altro).
Una piccola sezione dell’esposizione è dedicata all’edificio del Museo: un importante monumento dell’archeologia industriale, la cui importanza nel passato è ben viva nella memoria dei ravennati. Anche questo monumento verrà spiegato e raccontato. Perché, in definitiva, l’ex-Zuccherificio è nella nostra concezione (e per sua stessa conformazione), una vera cattedrale. Come lo è la Basilica di Sant’Apollinare. E forse non è un caso che da lontano questi due edifici emergano sull’orizzonte piatto delle architetture più comuni e usuali. Una cattedrale/fabbrica della memoria, attraverso la quale si intende restituire alla comunità locale la sua storia; e nello stesso tempo ci si prefigge di raccontare ai molti visitatori che ogni anno arrivano a Ravenna un segmento affascinante e importante della sua storia.
Classis Ravenna – Museo della Città e del Territorio, unitamente all’Antico Porto di Classe (inaugurato nel 2015) e alla Basilica di Sant’Apollinare in Classe, costituisce il Parco Archeologico di Classe che sarà completato, in futuro, con la musealizzazione della Basilica di San Severo.
mostre temporanee
Classe e Ravenna al tempo di Dante
Il Museo Classis Ravenna ospita una nuova esposizione, intitolata “Classe e Ravenna al tempo di Dante”, a cura di Giuseppe Sassatelli, Enrico Cirelli, Fabrizio Corbara e Giovanna Montevecchi, prorogata fino a domenica 9 gennaio 2022.
Che città incontra Dante quando arriva a Ravenna? Il rapporto con il mare e con le vie d’acqua riveste ancora la stessa importanza che aveva avuto durante l’epoca romana? Come si presenta la relazione con Classe e con il territorio circostante? Qual è il panorama monumentale che vede? Ma soprattutto, come si svolgeva la vita a Ravenna quando la città accolse il Poeta nell’ultima fase della sua vita?
Queste sono le principali domande alle quali cerca di dare una risposta la mostra, che attraverso una ricerca originale e mirata, ricostruisce monumenti e paesaggi della città di Ravenna e di Classe ai tempi del Sommo Poeta, anche attraverso soluzioni fortemente evocative.
Che le nostre città siano l’esito di stratificazioni urbanistiche e monumentali complesse è un dato di fatto: molte tracce del loro ricco passato sono andate perdute. Questo vale anche per Ravenna dove, al di là di alcuni monumenti straordinari (San Vitale, Sant’Apollinare, Galla Placidia, Mausoleo di Teodorico e pochi altri), mancano tracce concrete del suo assetto complessivo nei vari periodi storici. Sicuramente per il periodo romano, ma anche per quello tardo-antico e medievale.
Durante la sua vita, Dante soggiornò a Ravenna e sicuramente vide alcuni dei suoi importanti monumenti, da cui trasse ispirazione per la sua Commedia, e frequentò i suoi dintorni, in particolare la Pineta di Classe a cui dedicò versi molto efficaci. Non avendo certezze sull’impianto urbanistico della città, sappiamo poco anche della vita quotidiana dei suoi cittadini, di cui la mostra offre uno spaccato in alcune sue articolazioni: la città che vive, la città che produce e la città che prega.
Oltre a tutti i documenti che è stato possibile individuare, alle immagini e ai disegni ricostruttivi, in esposizione anche antiche testimonianze dell’epoca: una selezione di sei boccali in maiolica arcaica provenienti dal pozzo rinvenuto all’interno della chiesa di Santa Croce a Ravenna, una scultura della Madonna col Bambino in legno policromo realizzata in ambito emiliano veneto, un frammento di decorazione architettonica di un edificio di ambito ravennate e un frammento di mosaico proveniente dall’area absidale della Basilica Ursiana. Appositamente creato per la mostra è l’abito medievale femminile realizzato dall’Associazione Mercato delle Gaite di Bevagna di un tipo che possiamo immaginare indossato da Beatrice.
Grande importanza hanno le ricostruzioni in 3D della città e del territorio circostante, realizzate dallo Studio Tre.digital s.r.l. che hanno lo scopo di fornire ai visitatori dell’anno dantesco un quadro urbanistico e paesaggistico di Ravenna e del suo territorio intorno al 1300.
Apertura al pubblico: prorogata al 9 gennaio 2022
Orari: tutti i giorni 10 – 18.30
Ingresso: incluso nel biglietto a tariffa speciale del museo 5€
Per info e prenotazioni: 0544 473717 oppure classisra@ravennantica.org
Archivio mostre temporanee terminate
Tesori ritrovati. Il banchetto da Bisanzio a Ravenna
In foto: uno dei reperti in mostra – Scena di banchetto all’aria aperta, particolare del medaglione centrale di piatto in argento dorato, fine IV secolo o inizi del V secolo d.C., Museo Archeologico di Cesena
RavennAntica arricchisce l’offerta culturale cittadina con il nuovo evento espositivo Tesori ritrovati. Il banchetto da Bisanzio a Ravenna, allestito presso il Museo Classis Ravenna
La mostra temporanea TESORI RITROVATI. IL BANCHETTO DA BISANZIO A RAVENNA, approfondisce il tema del banchetto tardoantico e presenta alcuni oggetti da mensa in argento scoperti a Cesena e nell’area archeologica dell’Antico Porto di Classe.
La narrazione prende avvio dalla documentazione del loro ritrovamento: nell’immaginario collettivo, il tema del tesoro nascosto e ritrovato per caso è al centro di numerosi rinvenimenti archeologici. In antico, molti occultamenti venivano fatti intenzionalmente per proteggere beni preziosi a fronte di una minaccia imminente (guerre, lotte civili, epidemie). Il sotterramento, nelle intenzioni di chi lo ha fatto doveva essere provvisorio e con la speranza del recupero. In realtà, come nel caso degli oggetti in mostra, spesso si rivela definitivo perché per molte ragioni non è stato possibile recuperarli: da qui il titolo Tesori ritrovati.
I ceti dirigenti della tarda antichità hanno molti modi per autorappresentarsi. Uno dei principali è commissionare oggetti preziosi ad artigiani specializzati. Un settore di grande prestigio è quello dell’argenteria: coppe, boccali, posate e grandi piatti sono tra gli oggetti più richiesti dalle aristocrazie. Spesso questi oggetti recano delle raffigurazioni di miti antichi o scene agresti e di banchetto. Il senso di queste rappresentazioni si giustifica nei modelli della loro committenza. Importanti personaggi vogliono comunicare il loro status symbol, le loro radici culturali. In molti casi si tratta di prodotti di alta qualità realizzati nei più importanti centri culturali dell’Impero.
La mostra, promossa e organizzata dalla Fondazione Parco Archeologico di Classe – RavennAntica, dal Comune di Ravenna – Assessorato alla Cultura e dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì – Cesena e Rimini, si inserisce perfettamente nel percorso espositivo del Classis Ravenna approfondendone alcuni aspetti: attraverso la selezione degli oggetti esposti, fornisce un focus ed una riflessione sulla ritualità del banchetto tardoantico. Inoltre, grazie al confronto tra i piatti provenienti dal Museo Archeologico di Cesena e il Tesoretto di Classe, composto da sette cucchiai e una patera, è possibile tracciare la storia e l’evoluzione del simposio, comprenderne la ritualità, valorizzando e mettendo in dialogo le diverse realtà museali del territorio, favorendo uno scambio di saperi e conoscenze sul nostro passato.
Per informazioni: 0544 473717 oppure www.ravennantica.it
Classis Ravenna: prorogata la mostra Tesori ritrovati
La mostra TESORI RITROVATI. IL BANCHETTO DA BISANZIO A RAVENNA allestita presso il Museo Classis Ravenna e inaugurata il 12 giugno, che doveva chiudere domenica 20 settembre, è stata prorogata al 20 dicembre.
L’esposizione, a cui il mensile Archeo ha dedicato un ampio ed approfondito servizio nel mese di agosto, prende il via dal ritrovamento fortuito di alcuni oggetti da mensa in argento scoperti a Cesena e nell’area archeologica dell’Antico Porto di Classe, fornendo un focus e una riflessione sulla ritualità del banchetto tardoantico.
Attraverso il recupero e l’esposizione di due grandi piatti in argento provenienti da Cesena, si sviluppa un racconto sulla produzione di vasellame da mensa tardoantico e le rappresentazioni figurative di banchetto che circolavano tra le aristocrazie del tempo, derivate da modelli prestigiosi, funzionali a precise esigenze di affermazione e di esaltazione sociale.
Nel caso del Tesoretto di Classe, costituito da sette cucchiai e una patera, che è parte integrante del percorso espositivo del Museo, è interessante notare le differenti incisioni riportate sulle posate, una delle quali è ornata con un monogramma inciso che comprende le lettere T E O D C ed è molto simile a quello rappresentato sulle emissioni monetali di Teodorico: tutto ciò ci fa intuire che l’ultimo suo possessore aveva assemblato oggetti eterogenei provenienti da servizi da tavola differenti, uno dei quali particolarmente illustre.
“Grazie al confronto tra i piatti provenienti dal Museo Civico Archeologico di Cesena e il Tesoretto di Classe – sottolinea il Presidente di RavennAntica Giuseppe Sassatelli – è possibile tracciare da un lato la storia e l’evoluzione del banchetto in tutti i suoi significati storici e ideologici, dall’altro far conoscere meglio documenti e monumenti del territorio in coerenza con l’impostazione e la vocazione del Classis Ravenna che, in quanto “Museo della Città e del Territorio”, ha quindi anche il compito di intrecciare e valorizzare le testimonianze storiche di una vasta area geografica circostante”.
La mostra, a cura di Isabella Baldini, Fabrizio Corbara e Giuseppe Sassatelli, è visitabile presso il Museo Classis Ravenna tutti giorni dalle 10.000 alle 18.30.
Ingresso: incluso nel biglietto a tariffa speciale del museo (€ 5).
Tessere di mare: celebri mosaici marini al centro della prima esposizione temporanea del Classis Ravenna – 12 ottobre 2019/6 gennaio 2020
In occasione di RavennaMosaico 2019 – Biennale di Mosaico Contemporaneo, sabato 12 ottobre, alle ore 18, il Museo Classis Ravenna presenta Tessere di mare. Dal mosaico antico alla copia moderna, a cura di Giuseppe Sassatelli, la prima esposizione che inaugura la sezione dedicata alla mostre temporanee del Museo.
Fulcro dell’evento pregevoli mosaici a tema marino provenienti dalle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e dal Museo Civico di Piombino, allo scopo di sottolineare, in maniera evocativa, sia l’arte del mosaico come linguaggio dalle grandi potenzialità sia l’ancestrale rapporto di Ravenna con il mare.
Il prestito del mosaico con scena marina e pesci, esposto permanentemente nella sala dei mosaici del Museo Archeologico di Napoli, costituisce un evento eccezionale dato che normalmente non viene concesso per ragioni conservative. Databile al II secolo a.C. e rinvenuto nella Casa del Fauno di Pompei, è realizzato secondo il cosiddetto I stile pompeiano: presenta una cornice con elementi vegetali, uccelli e altri animali, e raffigura alcune varietà di pesci commestibili del Mediterraneo.
Oltre a questo mosaico che, da solo, giustificherebbe ampiamente la visita alla mostra, sono presenti altri reperti di notevole pregio: in particolare l’importante mosaico rinvenuto nell’area archeologica di Populonia e le copie di mosaici antichi appartenenti alla collezione del Maestro Severo Bignami, raffinato conoscitore ed esperto riproduttore di mosaici romani.
All’inaugurazione saranno presenti: il Sindaco di Ravenna Michele de Pascale, l’Assessora alla Cultura del Comune di Ravenna Elsa Signorino, il Presidente di Fondazione RavennAntica Giuseppe Sassatelli, il Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli Paolo Giulierini, il Presidente e la Direttrice Parchi Val di Cornia Spa, rispettivamente Francesco Ghizzani Marcìa e Silvia Guideri, il Direttore di Fondazione RavennAntica Sergio Fioravanti, l’architetto allestitore Andrea Mandara, il Maestro Severo Bignami, il Professor Marcello Landi e il Professor Saturno Carnoli.
Parteciperanno inoltre i rappresentanti delle aziende sponsor dell’evento: Marcegaglia, Hera Spa, Molino Spadoni e Quicklighting.
Al termine dell’inaugurazione sono in programma visite guidate all’esposizione.
Per informazioni: tel. 0544 473717